“PERCHÉ AVETE PAURA?” LA DOMANDA CHE APRE ALLA FIDUCIA (Gv 14,1-6)

1 Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via».
5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?».6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

(Gv 14, 1-6)

Questo brano, tratto dal Vangelo di Giovanni, è una parte dei così detti “discorsi di addio” pronunciati da Gesù nell’ultima cena. Dopo la lavanda dei piedi, Egli si rivolge ai suoi per rivelare loro il significato dell’evento ormai vicino, la sua Passione e morte, e affidare loro le ultime consegne vitali. Si tratta di un atteggiamento che ha un legame con l’Antico Testamento, dove troviamo alcuni discorsi pronunciati da un personaggio importante che, sul punto di morire, si rivolge ai suoi discendenti, o a un popolo intero (è il caso di Mosè nel Deuteronomio) allo scopo di dare alcune direttive per l’avvenire. Tali discorsi presentano alcuni tratti caratteristici: il congedo, l’esortazione rivolta ai suoi sulla condotta da tenere conforme alla Legge, l’amore fraterno, una missione da portare a compimento. Vi è uno sguardo al passato in cui il patriarca ricorda le grandi opere di Dio, e al futuro, a una ricompensa da parte del Signore che non mancherà (Gn 47,29-49-33; Dt; Gs 23; 1Re 2,1-10;1Mac 2,.29-70; Tb 4,14).

Gesù segue questo “schema” introducendo però alcune novità, che sono le “novità” del Vangelo: l’invio del Paraclito, l’annuncio che Egli ritornerà tra i suoi e la promessa ai credenti della partecipazione alla sua intimità con il Padre e alla sua missione nel mondo, i discepoli sono infatti chiamati a prolungare la sua opera mostrando nell’amore reciproco il volto di Gesù all’umanità. La partenza del Cristo richiede fede in Lui, in cui il Padre si è manifestato e la fedeltà alla Parola che i discepoli hanno ascoltato da Lui, che è Parola del Padre.

Gesù va a preparare un posto ai suoi, essi saranno membri della famiglia del Padre: la meta è dunque il Padre e il cammino per raggiungerlo è quello del dono di sé come ha fatto il Cristo, in questo modo la sua presenza si rende visibile e concreta nel comandamento dell’amore da vivere sino alla fine come Lui ha fatto. Se prima il Maestro era con i suoi ora è con i discepoli di tutti i tempi mediante la fede, la preghiera e il dono del suo Spirito che rende capaci di amare come Lui stesso ha fatto, Egli è lì dove i suoi lo amano e si amano a vicenda.

In questo brano sono rivelati alcuni aspetti di Gesù: Egli stesso dice chi è per noi, e come si “inserisce” nella nostra vita: è la Via che conduce al Padre, la Verità Colui che dice il vero sulla nostra vita e ci indica la meta, la Vita che da senso al nostro esistere.

Siamo introdotti anche noi nel Cenacolo, nel luogo dell’intimità con i suoi, anche a noi Gesù rivolge queste parole: “ Non abbiate paura, non sia turbato il vostro cuore”, parole che fondano il nostro rapporto con Dio e con la vita, che chiedono un passaggio dal nostro io, da ciò che vediamo, percepiamo al tu di Dio, parole di fiducia che devono venirci incontro appena aperti gli occhi, ogni mattina, Lui è con noi in ogni momento, di cosa avere paura?

Gesù ha una proposta chiara per aiutarci a vincere la paura, lo scoraggiamento che può prenderci lungo il cammino della vita: abbiate fede, nel Padre e anche in me. Il contrario della paura non è il coraggio, è la fede nella buona notizia che Dio è amore, e non ti molla; la fede in Gesù che è

la via, la verità, la vita: Io sono la strada vera che porta alla vita. Coraggio è affidarsi senza riserva a queste parole certi di essere ad ogni istante sotto il suo sguardo.

Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fiducia. L'invito del Maestro ad assumere questi due atteggiamenti vitali a fondamento del nostro rapporto di fede: un «no» alla paura e un «sì» consegnato alla fiducia piena nel suo amore. Avere fiducia (negli altri, nel mondo, nel futuro) è atto umano, umanissimo, vitale, che tende alla vita. Senza la fiducia non possiamo crescere. Il Signore chiede di affidarci a Lui, di porre la nostra vita nelle sue mani.

“Non abbiate paura! aprite le porte a Cristo”: sono le parole iniziali del pontificato di San Giovanni Paolo II, un invito alla Chiesa intera e a ciascuno di noi a fidarci del Signore, ad aprire le porte del nostro cuore, della nostra vita al Signore che sempre ci viene incontro.

“Io sono la via”: Gesù apre la strada al nostro cammino, si fa Lui stesso via.

L’immagine della strada è universale per indicare l’orientamento dell’esistenza, nella Bibbia questa ricorre più volte si può dire che è “piena di strade” a partire da quella tracciata da Jhwh attraverso il Mar Rosso (Es 14,21; Is 43,16) e nel deserto (Es 13,21, Dt 8,2; Is 43,19). Troviamo vie da scegliere (Dt 5, 33; 30,15.19), sentieri (Is 40,3-4), progetti e speranze (Ger 21,8; 29,11). I primi cristiani avevano il nome di "Quelli della via"o di “seguaci della Via” (Atti 9,2. 18,25-26;19, 9.23), quelli che hanno sentieri nel cuore (Sal 84,6), che percorrono le strade che Gesù ha percorso per primo. E la strada ultima, la via che i discepoli hanno ancora negli occhi, è il gesto compiuto poco prima da Gesù, il Maestro che lava i piedi ai suoi, amore diventato servizio, fino alla strada in salita sul Golgota al dono totale di sé sulla croce.

“Io sono la via”: la strada per arrivare a casa, a Dio, al cuore, agli altri. Sono la strada: davanti non si erge un muro o uno sbarramento, ma orizzonti aperti e una meta. Sono la strada che non si smarrisce. Siamo chiamati a percorrere la sua strada a mettere i nostri piedi sulle orme che Lui ha lasciato perché non ci smarriamo nel cammino della vita. Più percorro questa strada, più Vangelo entra nella mia vita più io sono vivo, questo si oppone alla pulsione di morte, alla distruttività che nutriamo dentro di noi con le nostre paure, alla sterilità di una vita inutile, agli smarrimenti e alle perdite di tempo. La sequela diviene, dunque il luogo della sua presenza.

“Io sono la verità”. Gesù non dice di avere la verità, ma di essere la verità, di esserlo con tutto se stesso. La verità non consiste in cose da sapere, o da avere, non è una filosofia ma un modo di vivere. La verità è una persona che produce vita: «La verità è ciò che arde» (Ch. Bobin), parole e azioni che hanno luce, che danno amore, calore è Gesù, venuto a mostrarci il volto d'amore del Padre e il vero volto dell'uomo. La verità non è arrogante, dura, aggressiva, Gesù ci rivela chi siamo con delicatezza e amore, ci indica la strada da percorrere, non si impone, proprio perché la verità è amore che conduce alla vita. Egli, se ci mettiamo in ascolto, svela il nostro cuore, la nostra identità: “Cristo svela l’uomo all’uomo” (Gaudium et spes 22).

Gesù, la verità è Colui che riempie di senso la nostra vita, ogni nostro gesto quotidiano, i nostri rapporti. Alla luce della Parola scopriamo noi stessi, anche il nostro peccato, i nostri fallimenti, la sua verità però non ci abbassa ma ci promuove: il Signore ci mostra il nostro limite e peccato per guarirci, per donarci con la sua misericordia di tornare a camminare sulla via del Vangelo, Lui sempre ci attende (Is 54,6; Lc 15). Egli che è la nostra verità e vita ci mostra anche quali sono gli ostacoli per noi che vogliamo seguirlo: la via è una ma vi sono molte deviazioni che ci fanno perdere di vista la meta; la verità esige una ricerca e un’apertura costante, mentre la menzogna germina spontaneamente, la vita cresce con lentezza. Oltre alle prove interiori, agli smarrimenti e tentazioni, vi sono anche difficoltà esteriori, che possono essere legate ad un ambiente ostile che non aiuta a camminare sulla retta via, a cercare la verità, a promuovere la vita, oppure gli affanni e le preoccupazioni della vita (Mc 4,18-19). Per questo è necessario rinnovare continuamente la nostra fiducia in Colui che ha vinto il mondo, le nostre tenebre, per condurci alla comunione piena con il Padre.

“Io sono la vita”: Io sono la sorgente, il viaggio e l'approdo della vita. Gesù è la nostra vita, Lui, il Figlio venuto per darci la vita in abbondanza (Gv 10,10). Il mistero dell'uomo si spiega solo con il mistero di Dio, la mia vita la comprendo solo con la vita di Cristo, la possiedo solo se la oriento al Signore, se ripeto i suoi gesti, se lascio che Lui abiti i miei pensieri, le mie parole, i miei desideri, fino ad affermare come l’apostolo Paolo: “per me vivere è Cristo” (Gal 2,19-20) allora la vita porta con sé il respiro di Dio, in ogni nostro amore è Lui che ama. Siamo chiamati a guardare Gesù, guardare come vive, come ama, come accoglie, come muore e per capire chi è Dio e dilatare la nostra vita a misura del suo amore.

“Nella casa del Padre ci sono molte dimore”. La prima immagine che questo Vangelo disegna è quella di una casa. C'è un luogo in principio a tutto, un luogo caldo, familiare, che mi appartiene, una casa – non un tempio – il cui segreto basta a confortare il cuore: «Non sia turbato il vostro cuore». Lì abita qualcuno che non sa immaginarsi senza di noi e ci vuole con sé. L'amore conosce molti doveri, ma il primo è quello di essere insieme con l'amato, di farci simili a Lui. «L'amore è passione di unirsi con l'amato» (San Tommaso d'Aquino). Una passione in grado di attraversare l'eternità. È Dio stesso che dice ad ogni suo figlio: il mio cuore è a casa solo accanto al tuo, la mia vita è chiamata ad elevarsi alla misura di Dio: “amatevi come io ho amato voi” ( Gv 13,34-35.15, 12), “ siate perfetti come il Padre vostro”(Mt 5,48), “ Chi crede in me anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste” (Gv 14,12).

Questo Vangelo conclude il nostro itinerario sul desiderio e ci conduce ad elevare lo sguardo verso il Cielo, a desiderare quel luogo che il Cristo ci ha preparato già da adesso, a desiderare di seguire Gesù nostra vita. Si arriva alla casa del Padre perché Gesù stesso ci ha preparato un posto ed Egli si è fatto nostra via, non è un sentiero ma una persona da percorrere: seguire le sue orme, compiere i suoi gesti di amore, preferire le persone che Lui preferiva, opporsi a ciò cui Lui si

opponeva, rinnovare le sue scelte, ascoltare la sua voce: “vi do' un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri” (Gv 13,34).

“Vi porterò con me, perché siate dove sono io”. Il Signore promette di condurci nella sua casa. Abbiamo già una dimora nei Cieli, lì dove abita Qualcuno che ha desiderio di noi, nostalgia di noi, che non sa immaginarsi senza di noi e ci vuole con sé. Da questo luogo parte l'onda che viene a smuovere la nostra storia, che ci spinge a desiderare di amare, dare la vita nella concretezza delle nostre giornate, a ripetere i suoi gesti.

Questa dimora già pronta, preparata per noi da Gesù cambia la prospettiva della nostra vita e la orienta verso l’eternità. Questa dimora già pronta per noi ci dona la speranza e la forza per affrontare le difficoltà del nostro quotidiano, le prove che la vita inevitabilmente porta con sé, e diviene il motivo vero, la meta del nostro esistere: “rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei Cieli” (Lc 10,20), nel cuore del Padre abbiamo una dimora stabile, sicura e una gioia che nessuno può toglierci.

“Manda la tua luce e la tua verità, siano esse a guidarmi, mi conducano alla tua santa montagna, alla tua dimora” (sal 43,3)

Alcune domande per la riflessione:

- Che cosa mi impedisce di fidarmi pienamente di Dio? Di che cosa ho paura?

- Qual è la mia meta, l’oggetto dei miei desideri?

- Sono consapevole che la strada da percorrere è Gesù?

- Come mi rapporto con la mia verità e con quella di chi mi sta vicino? Sono capace di accettare i miei limiti e di accogliere quelli dei fratelli?

- Quanto la Parola e i sacramenti incidono e cambiano la mia vita?

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