SETTE PASSI PER CAPIRE CHE COSA VUOL DIRE
“RISORGERE DAI MORTI”

ANDARE VERSO GLI ALTRI

INTRODUZIONE

+ Nel nome del Padre, del Figlio , e dello Spirito Santo
Il Signore Gesù che ha atteso i suoi in Galilea promettendo loro “là mi vedranno” attende di incontrare anche tutti noi in questo tempo di Pasqua.

Rendiamo grazie a Dio

«Abbiamo bisogno di coraggio per andare verso gli altri, verso i più poveri. Scopriremo che hanno qualcosa da dirci, che ci aiuteranno ad accettare le nostre debolezze». Anche Gesù nel mistero della sua incarnazione è venuto verso di noi. Nel catechismo della chiesa cattolica al n. 101 si dice “Nella condiscendenza della sua bontà, Dio, per rivelarsi agli uomini, parla loro in parole umane. Le parole di Dio, infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell’umana natura, si fece simile agli uomini “. 

In questa Via Lucis cercheremo di scoprire come nella sua resurrezione Gesù viene incontro a noi per mostrarci il suo volto, il suo stile di vita da “risorto”.

Signore insegnaci a non amare (solo) noi stessi,
a non amare soltanto i nostri,
a non amare soltanto quelli che amiamo.
Insegnaci a pensare agli altri,
ad amare quelli che nessuno ama.
Signore, facci soffrire della sofferenza altrui.
Facci la grazia di capire che ad ogni istante,
mentre noi viviamo una vita troppo felice,
protetta da Te,
ci sono milioni di esseri umani,
che sono pure tuoi figli e nostri fratelli,
che muoiono di fame senza aver meritato di morire di fame,
che muoiono di freddo senza aver meritato di morire di freddo.
Signore, abbi pietà di tutti i poveri del mondo.
Abbi pietà dei lebbrosi,
ai quali Tu così spesso hai sorriso
quand’eri su questa terra;
pietà dei milioni di lebbrosi,
che tendono verso la tua misericordia
le mani senza dita,
le braccia senza mani…
E perdona a noi di averli,
per una irragionevole paura, abbandonati.
E non permettere più, Signore,
che noi viviamo felici da soli.
Facci sentire l’angoscia della miseria universale,
e liberaci da noi stessi.
Così sia!

(Raoul Follereau, apostolo dei lebbrosi)

PRIMA STAZIONE
IL SENSO DEL LIMITE

“chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro”? - [Marco 16]

Quante volte ci è capito di pensare che senza quel limite, quel difetto, la nostra vita sarebbe diversa, avremmo meno problemi con gli altri, saremmo più capaci di fare questo o quello…
Quasi che quel limite, quella difficoltà fosse il tutto di noi. Ma è proprio così? La fragilità, se accolta con benevolenza, non può essere un’opportunità che ci avvicina agli altri, a noi stessi, a Dio?

Per lasciarsi guidare nella riflessione invoco lo spirito santo perché mi renda disponibile ad un ascolto profondo della parola che può illuminare la mia vita.

Spirito Santo, spirito del Dio vivente, tu soffi su ciò che in noi è povero e fragile. Dalle nostre stesse ferite fai zampillare un’acqua viva. E con te la valle di lacrime diventa luogo di sorgente. Così, in una valle interiore senza inizio né fine, il miracolo della tua continua presenza fa nascere una freschezza nuova.
Amen.

(Frère Roger di Taizé)

Vieni e facci trasalire di gioia!

PREGHIERA

Signore Gesù, morto e risorto per noi,
vieni a rischiarare della tua luce
il nostro mattino…

Il tuo saluto ci faccia

trasalire di gioia,

mettendo in fuga i nostri dubbi

e le nostre paure.


Vieni Gesù
e come facesti con Maria Maddalena,
chiamaci per nome,
con quel nostro nome segreto,
che solo tu conosci,
tu che scruti l’intimo dei cuori.


Pervasi dalla tua luce gloriosa,
andremo ad annunziarti a tutto il mondo
portando nel nostro corpo
il profumo della tua carne risorta,
primizia della nostra risurrezione.
Amen! Alleluia!

(Annamaria Canopi)

SECONDA STAZIONE
CERCARE GESÙ TRA I VIVENTI NON TRA I RICORDI LONTANI

“Le donne impaurite tenevano il volto chinato a terra” - [Luca 24]

«Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24,5). Questa domanda ci fa superare la tentazione di guardare indietro, a ciò che è stato ieri, e ci spinge in avanti verso il futuro. Gesù non è nel sepolcro, è il Risorto! Lui è il Vivente, Colui che sempre rinnova il suo corpo che è la Chiesa e lo fa camminare attirandolo verso di Lui. “Ieri” è la tomba di Gesù e la tomba della Chiesa, il sepolcro della verità e della giustizia; “oggi” è la risurrezione perenne verso la quale ci sospinge lo Spirito Santo, donandoci la piena libertà.
Abbiamo bisogno di sentirci ripetere e di ricordarci a vicenda l’ammonimento dell’angelo! Questo ammonimento, «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?», ci aiuta ad uscire dai nostri spazi di tristezza e ci apre agli orizzonti della gioia e della speranza. Quella speranza che rimuove le pietre dai sepolcri e incoraggia ad annunciare la Buona Novella, capace di generare vita nuova per gli altri. Ripetiamo questa frase dell’angelo per averla nel cuore e nella memoria e poi ognuno risponda in silenzio:

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”

Guardate fratelli e sorelle, Lui è vivo, è con noi! Non andiamo da tanti sepolcri che oggi ti promettono qualcosa, bellezza, e
poi non ti danno niente! Lui è vivo! Non cerchiamo fra i morti colui che è vivo!

(Papa Francesco)

PREGHIERA

Vieni in silenzio, noi non sappiamo più cosa dirci: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in solitudine, ma ognuno di noi è sempre più solo: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni, Figlio della pace, noi ignoriamo cosa sia la pace: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a liberarci, noi siamo sempre più schiavi: E dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci, noi siamo sempre più tristi: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a cercarci, noi siamo sempre più perduti: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni, tu che ci ami: nessuno è in comunione col fratello se prima non è con te, o Signore.
Vieni. Vieni sempre, Signore.

(David Maria Turoldo)

TERZA STAZIONE
GESÙ FA ARDERE IL CUORE DEI SUOI DISCEPOLI

“Si fermarono con il volto triste”, "Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi, quando ci spiegava le Scritture?" - [Luca 24]

Prima di raggiungere i discepoli, chiusi in casa, e aprirli all’intelligenza della Sacra Scrittura (cfr Lc 24,44-45), il Risorto appare a due di loro lungo la via che porta da Gerusalemme a Emmaus (cfr Lc 24,13-35). Il racconto dell’evangelista
Luca nota che è il giorno stesso della Risurrezione, cioè la domenica. Quei due discepoli discutono sugli ultimi avvenimenti della passione e morte di Gesù. Il loro cammino è segnato dalla tristezza e dalla delusione per la tragica fine di Gesù. Avevano sperato in Lui come Messia liberatore, e si trovano di fronte allo scandalo del Crocifisso. Con discrezione, il Risorto stesso si avvicina e cammina con i discepoli, ma quelli non lo riconoscono (cfr v. 16). Lungo la strada, il Signore li interroga, rendendosi conto che non hanno compreso il senso della sua passione e morte; li chiama «stolti e lenti di cuore» (v. 25) e «cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (v. 27). Cristo è il primo esegeta! Non solo le Scritture antiche hanno anticipato quanto Egli avrebbe realizzato, ma Lui stesso ha voluto essere fedele
a quella Parola per rendere evidente l’unica storia della salvezza che trova in Cristo il suo compimento.

Il “viaggio” del Risorto con i discepoli di Emmaus si chiude con la cena. Il misterioso Viandante accetta l’insistente richiesta che gli rivolgono i due: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto» (Lc 24,29). Si siedono a tavola, Gesù prende il pane, recita la benedizione, lo spezza e lo offre a loro. In quel momento i loro occhi si aprono e lo riconoscono (cfr v. 31).

PREGHIERA

Ho sentito il battito del tuo cuore.
Ti ho trovato in tanti posti, Signore.
Ho sentito il battito del tuo cuore nella quiete perfetta dei campi,
nel tabernacolo oscuro di una cattedrale vuota,
nell’unità di cuore e di mente di un’assemblea di persone che ti amano.
Ti ho trovato nella gioia, dove ti cerco e spesso ti trovo.
Ma sempre ti trovo nella sofferenza.
La sofferenza è come il rintocco della campana che chiama la sposa di Dio alla preghiera.
Signore, ti ho trovato nella terribile grandezza della sofferenza degli altri.
Ti ho visto nella sublime accettazione e nell’inspiegabile gioia di coloro la cui vita è tormentata dal dolore.
Ma non sono riuscito a trovarti nei miei piccoli mali e nei miei banali dispiaceri.
Nella mia fatica ho lasciato passare inutilmente il dramma della tua passione redentrice,
e la vitalità gioiosa della tua Pasqua è soffocata dal grigiore della mia autocommiserazione.
Signore, io credo. Ma aiuta la mia fede.

QUARTA STAZIONE
“SONO IO GUARDATE LE MIE MANI E I MIEI PIEDI”

“Sconvolti e pieni di paura credevano di vedere un fantasma" - [Luca 24]

«Non sono un fantasma». Il lamento di Gesù giunge fino a me: chi sono io per te? Qualche idea vaga, la proiezione di un bisogno, un’emozione, un sogno troppo bello per essere vero?
Per aiutare la mia fede pronuncia allora i verbi più semplici e più familiari: «Guardate, toccate, mangiamo insieme!». Si fa umile e concreto, ci chiede di arrenderci a un vangelo concreto, di mani, di pane, di bicchieri d’acqua, di briciole; a un Dio che ha deciso di farsi carne e ossa, carezza e sudore, un Dio capace di piangere.
Il primo gesto del Signore è, sempre, una offerta di comunione: «toccatemi, guardate». Ma dove oggi toccare il Signore? Forse lo tocco quando Lui mi tocca: con il bruciore del cuore, con una gioia eccessiva, con una gioia umilissima, con le piaghe della terra, con il dolore o la carezza di una creatura. La gente è il corpo di Dio, lì lo posso toccare.
«Avete qualcosa da mangiare?». Mangiare è il segno della vita; farlo insieme è il segno più eloquente di un legame rifatto, di una comunione ritrovata, il gesto quotidiano della vita che va e continua. Lui è l’amico che dà sapore al pane. E mi assicura che la mia salvezza non sta nei miei digiuni per lui, ma nel suo mangiare con me pane e sogni; la sua vicinanza è un contagio di vita.

(Ermes Ronchi)

PREGHIERA

Dio non ha mani, ha soltanto le nostre mani per costruire il suo Regno.
Dio non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi per camminare sui suoi sentieri.
Dio non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra per portare il perdono.
Noi siamo un’autentica Bibbia che i popoli leggono ancora.
Siamo “vero messaggio” di Dio scritto in opere
e parole.

QUINTA STAZIONE
IL RISORTO CI CHIAMA PER NOME

“Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro" - [Giovanni 20]

Era mattina, quasi ancora buio, la pietra era rimossa e il sepolcro vuoto. Piansi a lungo accanto al sepolcro del mio Signore, perché mi era insopportabile l’idea che non rimanesse nulla di lui, neppure il corpo. Quando mi voltai, vidi un uomo che non conoscevo che fosse il padrone del campo. Quell’uomo non lo avevo mai visto. Poi vollero che io dicessi che era troppo buio per riconoscerlo, che nella mia tristezza non alzai neppure gli occhi a guardarlo e che se lo avessi fatto avrei subito riconosciuto il mio Signore.
Non è così: io non lo riconobbi.
Lo so che questo non ha senso e può sembrare una sciocchezza, una testardaggine di donna, ma nessuno era là a sentire la sua voce quando mi chiamò per nome: “Maria!”. Quante volte mi aveva chiamato così, eppure mai avevo sentito tanta dolcezza nella sua voce. Ancora oggi, quando chiudo gli occhi, sento la sua voce chiamarmi con la stessa dolcezza con cui mi ha chiamata quell’ultima volta:”Maria!”.
Mi chiama così da allora, la sua voce mi accompagna, e io non sento più altro…
In quella chiamata c’era il mantenimento di una promessa, c’era l’adempimento del suo amore per me, per Maria di Magdala, sì, proprio quella Maria dalla quale aveva scacciato sette demoni, come vi piace ricordare, un amore totale per ciascuno di noi, con il suo nome, con il suo corpo, con la sua povera vita.
Solo allora riconobbi quello sconosciuto, da come pronunciò il mio nome, “Maria!” e gli caddi ai piedi: “Rabbunì”, esclamai, ed ero felice. Mi parve così naturale che prima non lo avessi riconosciuto che neppure oggi, dopo tanto tempo, posso spiegarne il perché…

PREGHIERA

Là, nel giardino
all’alba vorrei essere
a cercarti ancora,
o Signore,
per sentire la tua voce
che interroga
le mie lacrime
e dalle tue labbra il soffio
del mio nome
come carezza di luce
inattesa
che fa sussultare il cuore.
Si asciugherebbe
all’istante il lago
di antico pianto
per vuote speranze,
e il bagliore del tuo sguardo,
Maestro mio,
mi farebbe riemergere
dalla notte
all’indicibile stupore
di essere con te risorta.
Allora avrei ali di fiamma
per andare e gridare
folle di gioia:
Ho visto il mio Signore!

(Annamaria Galliano)

SESTA STAZIONE
TOCCARE LA CARNE DI CRISTO

“Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani, tendi la tua mano e mettila nel mio fianco" - [Giovanni 20]

Tommaso ha visto il Signore ancora segnato dalle ferite.
E forse  è proprio la visione del corpo ferito il veicolo attraverso cui le parole del Signore sono arrivate al cuore di Tommaso.
Si, è necessario mettere le mani nei tanti corpi feriti, malati, ed indeboliti che noi incontriamo se vogliamo incontrare il Signore risorto.
La vittoria sulla nostra incredulità e sulla incredulità del mondo inizia proprio qui :toccare le ferite del corpo di Gesù ancora piagato in tanti uomini e donne vicini e lontani da noi.
Cristo è spogliato nella carne del mondo, un Dio vestito di umanità.
L’umanità è il corpo di Dio.
Vicinissima a noi è la sua carne, affidata a noi in tutti i membri della chiesa e della umanità: i più poveri e sofferenti : lo le nostre mani possono ancora toccarlo e accarezzarlo.
Gesù ad ogni credente ripete :guarda, stendi la mano, tocca……
Ritorna alla croce, non stancarti di ascoltare la passione di Cristo, di guardare le piaghe che guariscono.
L’ Amore ha scritto il suo racconto sul corpo di Gesù con l’alfabeto delle ferite, ormai indelebili come l’amore.
In questo tempo di Coronavirus tanti medici e infermieri che hanno lottato in prima linea, anche nel nostro Ospedale San Luca, per guarire fratelli e sorelle oppressi dal dolore, dalla solitudine, dalla paura  della morte,mi  hanno confessato di aver ritrovato Dio nella umanità fragile e sanguinante del suo Figlio martoriato e crocifisso.
Al suo tempo San Francesco si è convertito e ha trovato il vero volto del Signore avvicinandosi e abbracciando e baciando i lebbrosi…
Ciò che prima mi pareva amaro mi convertito in dolcezza, scrive nel suo Testamento.
Si da, questa esperienza nasce la gioia della Pasqua.
L’apostolo Pietro ce lo ricorda:”Voi lo amate pur senza, averlo visto ed ora senza vederlo credete in Lui.
Esultate di gioia indicibile e gloriosa.

(Fra Giampaolo Salotti)

PREGHIERA

Genitori: Risorgi, Signore, ora che la paura domina la speranza. Risorgi e donaci parole coraggiose e spighe di calore per spezzare ogni catena.

Figli: Risorgi e donaci pace nei cuori soprattutto a quelli non più abitati dalla gioia, tu che ci accogli senza soffocare mai le nostre grida.

Tutti: Per la risurrezione del tuo Figlio, ascoltaci o Padre.

Genitori: Risorgi e donaci la pazienza, unica cura, quando il male è scaltro. Risorgi, silenzioso, a riempire la casa di luce.

Figli: Rendi forte la nostra fede, Signore Gesù, e facci sentire la tua presenza quando siamo un po’ tristi.

Tutti: Per la risurrezione del tuo Figlio, ascoltaci o Padre.

Genitori: Attorno a noi tante persone purtroppo sono preoccupate e stanno male: ti preghiamo per loro, perché possano gustare la bellezza della fede e la gioia di incontrare nella propria vita un Dio meraviglioso come te!

Amen.

SETTIMA STAZIONE
MA IO VADO A PESCARE. VENIAMO ANCHE NOI CON TE

Pietro incontra Gesù risorto mentre sta compiendo il suo lavoro abituale: il pescatore.
In questi giorni in cui stai facendo una vita molto ripetitiva (sempre in casa), hai riconosciuto Gesù presente nella tua vita?

Benché Pietro ami il Signore, non è lui a riconoscerlo. C’è bisogno che un altro (Giovanni) glielo indichi.
Chi in questi giorni ti sta parlando di e indicando Gesù?

Tre volte Gesù chiede a Pietro “Mi ami tu?”, forse proprio a ricordargli che pochi giorni prima per tre volte Pietro aveva rinnegato di conoscere Gesù.
In che cosa ti senti di aver rinnegato Gesù in questo mese di quarantena?

Gesù per tre volte affida a Pietro il suo gregge, cioè la Chiesa intera. Gesù infatti ha fiducia di Pietro.
Hai sperimentato in questi giorni che Gesù ha fiducia in te, si aspetta qualcosa da te?

PREGHIERA

Hai seminato in me,
Spirito di consiglio e di fortezza,
parole di vita e verità eterne.
Hai aperto la mia mente al Mistero
che illumina il cammino verso di te.
Mi hai chiamato alla tua presenza
con tutto il carico della mia miseria,
ma anche con il desiderio
di rinnovare continuamente la mia vita,
con la mente, le labbra e il cuore
da te illuminati, purificati, vivificati.
Attento alla voce del Padre
e illuminato dal messaggio di Cristo,
invoco te, Spirito di Sapienza,
perché continui a parlarmi, a stupirmi
e a rinnovarmi con nuovi incontri d’amore.
E di fronte al dubbio e alla paura,
sorreggi i vacillanti miei passi
ripetendo, instancabile, le parole di Gesù:
“Coraggio, non temere. Sono io!”.

RITI DI CONCLUSIONE

RINNOVO DELLE PROMESSE BATTESIMALI

C. Ricevi la luce del Cristo risorto.
T. Amen.

C. Il Battesimo è la Pasqua del Risorto partecipata all’uomo. Concludiamo il nostro itinerario rinnovando le promesse battesimali, grati al Padre, che continua a chiamarci dalle tenebre alla luce del suo Regno.

C. Felici coloro che credono in Dio, il Dio dell’amore che ha creato l’universo visibile e invisibile.
T: Noi crediamo.

C. Felici coloro che credono che Dio è nostro Padre e che vuole condividere con noi la sua gioia.
T: Noi crediamo.

C. Felici coloro che credono in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, nato dalla Vergine Maria duemila anni fa.
T: Noi crediamo.

C. Felici coloro che credono che Gesù ci ha salvati morendo sulla croce.
T: Noi crediamo.

C. Felici coloro che credono all’alba pasquale nella quale Cristo è risuscitato dai morti.
T: Noi crediamo.

C. Felici coloro che credono allo Spirito Santo che abita nei nostri cori e ci insegna ad amare.
T: Noi crediamo.

C. Felici coloro che credono al perdono di Dio! E alla Chiesa dove noi incontriamo il Dio vivente.
T: Noi crediamo.

C. La morte non è l’ultima parola, tutti un giorno risusciteremo e Gesù ci radunerà presso il Padre.
T: Noi crediamo.

BENEDIZIONE FINALE

C. Lo Spirito di santità renda salda la vostra fede.
T. Amen.

C. Lo Spirito d’amore renda disinteressata la vostra carità.
T. Amen.

C. Lo Spirito di consolazione renda fiduciosa la vostra speranza.
T. Amen.

C. Su tutti voi, che avete partecipato a questa celebrazione, discenda la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio + e Spirito Santo.
T. Amen.

C. Nella fede del Cristo risorto, andate in pace.
T. Rendiamo grazie a Dio.